8 Consigli alimentari per ridurre i sintomi dell’affaticamento cronico

La sindrome da stanchezza cronica è una condizione debilitante che può avere un impatto notevole sulla qualità della vita.

Recenti ricerche scientifiche hanno evidenziato come la sindrome da stanchezza cronica possa essere potenzialmente influenzata dalla dieta, sebbene non esattamente nella stessa misura per tutti i pazienti.

Per alcune persone, il consumo di determinati prodotti alimentari conduce ad un peggioramento dei sintomi.

E’ senza dubbio necessario attendere il risultato di ulteriori ricerche scientifiche.

Nel frattempo, alcuni provvedimenti possono essere utili nell’incrementare l’energia.

E’ importantissimo mangiare sano e in modo equilibrato.

Di seguito 8 utili consigli da provare.

1. Assumi cibi ad azione antinfiammatoria

Dal momento che l’infiammazione sembra avere un ruolo nell’affaticamento cronico, è raccomandabile assumere cibi con proprietà anti-infiammatorie naturali, come ad esempio il pesce e l’olio di oliva.

Inoltre è bene evitare alimenti “infiammatori” come lo zucchero, i cibi fritti e la carne lavorata.

2. Mantieni una buona idratazione

Bere molta acqua non è una cura per l’affaticamento cronico, ma è molto importante.

La disidratazione, infatti, è nota per peggiorare la fatica.

Rimanere idratati è inoltre importante per migliorare o mantenere la salute in generale.

3. Teni un diario alimentare e dei tuoi sintomi.

Tenere un diario alimentare, ovvero annotare tutti i cibi che si mangiano, è un ottimo modo per individuare i cibi che migliorano o peggiorano i sintomi.

E’ molto utile, inoltre, avere un diario dei sintomi avvertiti giorno per giorno.

Tieni traccia di come ti senti e cosa hai mangiato ogni giorno per trovare informazioni utili.

Circa la metà delle persone affette da sindrome da affaticamento cronico lamenta disturbi gastro-intestinali legati alla sindrome dell’intestino irritabile.

4. Non eliminare troppi alimenti dalla dieta.

Dinanzi a una malattia nebulosa, con molti aspetti ignoti, si è tentati di eliminare quanti più alimenti possibili per evitare di stare male.

Non ci sono prove che una dieta restrittiva sia in grado di migliorare i sintomi e, anzi, può indurre importanti stati di carenza di vitamine e importanti nutrienti.

Prima di eliminare un alimento dalla dieta è consigliabile parlarne col proprio medico.

5. Fai qualche esperimento con la dieta

Alcuni cibi possono farti sentire meglio o peggio.

Alcuni pazienti notano miglioramenti dopo la rimozione del glutine o di cibi ricchi di carboidrati, altri non hanno alcun effetto.

Dato che non esiste una dieta standard per i pazienti con sindrome da fatica cronica, può essere utile fare qualche piccolo esperimento al fine di trovare eventuali alimenti indesiderati.

E’ meglio apportare piccole modifiche, ad esempio aggiungendo più verdure ai pasti.

Per valutare se il cambiamento ha migliorato o peggiorato i sintomi è necessario attendere almeno un mese.

Puoi iniziare da solo questo percorso prestando attenzione a come particolari cibi ti fanno sentire.

Successivamente, è meglio lavorare con il tuo dietologo o medico per scegliere uno specifico piano alimentare adatto alle tue esigenze.

Quando si è affetti da affaticamento cronico, è importante ascoltare il proprio corpo.

6. Riduci o elimina l’assunzione di caffeina

La caffeina può sembrare un ottimo modo per migliorare la tua energia, ma può avere delle conseguenze negative.

La caffeina se assunta in quantità modiche può aumentare l’energia ed essere positiva per alcune persone.

Tuttavia, a causa del senso di energia che ne deriva, alcune persone sono portate ad abusarne: il consumo eccessivo di caffeina può influenzare negativamente la qualità del sonno e peggiorare i sintomi della fatica cronica.

7. Assumi pasti più piccoli e più frequentemente

Molte persone con stanchezza cronica spesso si sentono troppo stanche per mangiare o non hanno fame.

Se ti sei accorto di perdere peso e di non mangiare abbastanza, è consigliabile provare ad assumere pasti più piccoli ma più frequenti durante il giorno, aggiungendo piccoli spuntini tra i pasti principali.

Mangiare frequentemente, inoltre, aiuta a migliorare l’energia. Le porzioni più piccole sono inoltre più facili da tollerare.

8. Riduci l’assunzione di zucchero

Lo zucchero è in grado di aumentare temporaneamente la tua energia, ma un’assunzione eccessiva può invece peggiorare la stanchezza.

Un buon consiglio può essere quello di evitare cibi con zucchero raffinato, preferendo cibi naturalmente dolci, magari con un pò di proteine.

Perché mi sento stanco dopo aver mangiato?

Sentirsi stanchi dopo aver mangiato

L’abbiamo provata tutti, quella sensazione di sonnolenza che si insinua dopo un pasto. Quando sei pieno e rilassato e stai lottando per tenere gli occhi aperti. Perché i pasti sono così spesso seguiti da un’improvvisa spinta a fare un pisolino?

In generale, un po’ di sonnolenza dopo aver mangiato è del tutto normale non deve destare preoccupazione. Ci sono diversi fattori che contribuiscono a questo fenomeno e alcuni piccoli provvedimenti potrebbero essere utili nel minimizzare la sonnolenza.

Il ciclo digestivo

Il tuo corpo ha bisogno di energia per funzionare, non solo per correre o fare attività in palestra, ma anche solo per respirare, pensare ecc.

Tutta la nostra energia è ottenuta dal cibo.

Il cibo viene trasformato in combustibile (glucosio) dal nostro sistema digestivo.

Gli ormoni come la colecistochinina (CCK), il glucagone e l’amilina vengono rilasciati dopo un pasto e aumentano la sensazione di pienezza (sazietà).

Quando i valori di zucchero nel sangue aumenta, viene prodotta insulina, per permettere a questo zucchero di passare dal sangue e alle cellule, dove è usato per produrre energia.

Dopo il pasto vengono prodotti anche ormoni che inducono uno stato di sonnolenza. Uno di questi ormoni è la serotonina. Un altro importante ormone che induce il sonno è la melatonina. La melatonina non viene rilasciata direttamente in risposta al pasto, tuttavia, il cibo può influenzarne la produzione.

La tua dieta

Sebbene tutti gli alimenti siano digeriti più o meno allo stesso modo, non tutti gli alimenti influenzano il tuo corpo allo stesso modo. Alcuni cibi possono renderti più sonnolento di altri.

Alimenti con triptofano
L’aminoacido triptofano si trova in alimenti ad alto contenuto proteico come:

spinaci
soia
uova
formaggio
tofu
pesce

Il triptofano è usato dal corpo per sintetizzare la serotonina. La serotonina è un neurotrasmettitore che aiuta a regolare il sonno. È possibile che l’aumento della produzione di serotonina sia responsabile della sonnolenza post-pasto.

Quantità di triptofano contenuti in 100 grammi (g) di cibo
– spirulina essiccata 0,93 g
– formaggio cheddar 0,55 g
– parmigiano 0,48 g
– filetto di maiale 0,38-0,39 g
– tacchino 0,29 g
– uova sode 0,15 g
Secondo la National Academy of Sciences, l’apporto dietetico raccomandato di triptofano al giorno per un adulto è di 5 milligrammi (mg) per 1 chilogrammo (kg) di peso corporeo.

Altri cibi

In effetti, molti alimenti possono influire sui livelli di energia in modi diversi.

Le ciliegie influenzano i livelli di melatonina.

Le ciliegie influenzano i livelli di melatonina.

I carboidrati causano un picco glicemico e un suo successivo calo.

I minerali delle banane rilassano i muscoli.

Le tue abitudini del sonno

Non sorprende l’affermazione che la qualità del sonno influisce sulla sonnolenza dopo il pasto.

Se sei rilassato e pieno, il tuo corpo potrebbe aver bisogno di riposare, soprattutto se non hai dormito abbastanza la notte precedente.

E’ buona norma attenersi a un programma di sonno regolare, limitando lo stress e includendo l’esercizio fisico come parte della routine quotidiana.

Se si hanno problemi di insonnia notturna, è consigliato di evitare i sonnellini pomeridiani. Tuttavia, diversi studi scientifici hanno mostrato come il pisolino post-pranzo sia in grado di migliorare la vigilanza e le prestazioni sia mentali che fisiche.

La tua attività fisica

Oltre a farti dormire meglio la notte, l’esercizio fisico può tenerti vigile durante il giorno, riducendo al minimo il rischio di un crollo post-pasto. Diversi studi hanno rilevato che l’esercizio fisico regolare aiuta ad aumentare l’energia e ridurre l’affaticamento.

Sonnolenza e problemi di salute

In qualche occasione invece l’eccessiva stanchezza, dopo un pasto o durante il corso della giornata, può essere la spia di un problema di salute. Le condizioni che possono peggiorare la sonnolenza post-pasto includono:

diabete
intolleranza alimentare o allergia alimentare
sindrome delle apnee notturne
anemia
ipotiroidismo
celiachia

Se sei spesso stanco e hai una di queste condizioni, parla con il tuo medico per individuare possibili soluzioni.

Se non sei a conoscenza di essere affetta da una malattia medica di base, ma hai dei sintomi associati alla sonnolenza post-pasto, il medico può indirizzarti ad analisi approfondite per identificarne le cause.

Diabete
Se un soggetto con intolleranza glucidica o diabete di tipo 1 o di tipo 2 si sente stanco dopo aver mangiato, potrebbe essere un sintomo di iperglicemia o ipoglicemia.

L’iperglicemia (glicemia alta) può verificarsi quando vengono consumati troppi zuccheri. È peggiorata se c’è un’insulina inefficiente o insufficiente per trasportare gli zuccheri alle cellule per ottenere energia.

Gli zuccheri sono la principale fonte di energia delle cellule, il che spiega perché l’insulina inefficiente o insufficiente possa farti sentire stanco. Altri sintomi associati all’iperglicemia possono includere aumento della minzione e sete.

L’ipoglicemia (basso livello di zucchero nel sangue) può verificarsi a causa del consumo di carboidrati semplici che sono rapidamente digeribili. Questi carboidrati possono aumentare i livelli di zucchero nel sangue e poi ridursi in un breve lasso di tempo.

L’ipoglicemia può verificarsi anche in soggetti con diabete che hanno assunto più insulina o altri farmaci specifici per il diabete rispetto a quelli necessari in base agli alimenti che hanno consumato. La sonnolenza può essere il sintomo principale dell’ipoglicemia, insieme a:

vertigini o debolezza
fame
irritabilità
confusione

Sia l’iperglicemia che l’ipoglicemia sono condizioni mediche gravi, soprattutto per le persone con diabete. Devono essere trattati immediatamente secondo le istruzioni del medico.

Intolleranza alimentare o allergie alimentari
Un’intolleranza o un’allergia a certi cibi può essere un’altra causa di stanchezza post-pasto. Intolleranze alimentari e allergie possono influenzare la digestione o altre funzioni corporee.

Possono anche essere presenti altri sintomi acuti o cronici, tra cui disturbi gastrointestinali, patologie cutanee e mal di testa o emicrania.

Ottenere una diagnosi

Se ti capita spesso di sentirti stanco dopo i pasti, considera la possibilità di tenere un diario alimentare. Può essere un modo semplice e utile per iniziare a identificare se ci sono cibi e ingredienti particolari o altri fattori scatenanti che potrebbero avere un impatto sui livelli di energia.

Un diario alimentare è un semplice diario in cui annotare in modo dettagliato ogni alimento o bevanda che si assume ed eventuali sintomi, facendo particolare attenzione al livello di energia, al tono dell’umore, alla qualità del sonno, all’attività gastrointestinale.

È sempre una buona idea discutere la tua dieta con il tuo medico, soprattutto se ti senti spesso stanco dopo i pasti.

Prevenire la sonnolenza post-pasto

Sentirsi regolarmente stanchi dopo aver mangiato è qualcosa da discutere con il medico. Tuttavia, se è stata esclusa la possibilità di una condizione di base più grave come la CFS o se la fatica si verifica solo di tanto in tanto, è possibile adottare qualche provvedimento per tentare di mantenere livelli di energia ottimali.

I principali consigli per stimolare o sostenere i livelli di energia e contrastare la sonnolenza includono:

Bere molta acqua per mantenere un’adeguata idratazione
Ridurre la quantità di cibo consumato in un singolo pasto
Dormire in modo regolare
Fare regolare esercizio fisico
Limitare o evitare l’assunzione alcolica
Limitare il consumo di caffeina
Assumere una dieta equilibrata includendo alimenti come verdure, cereali integrali e pesce grasso. Evitare troppo zucchero.

In conslusione, sentirsi stanco dopo un pasto, entro certi limiti, è assolutamento normale
Se ti senti stanco dopo un pasto, ci sono buone probabilità che il tuo corpo stia fisiologicamente rispondendo ai cambiamenti biochimici causati dalla digestione. In altre parole, è completamente normale.

Tuttavia, se i sintomi sono importanti e persistenti o se l’adozione di un corretto stile di vita sembra non essere d’aiuto, è preferibile parlarne col proprio medico.

Stanchezza e sonnolenza diurna – Quali sono le cause?

La stanchezza e la sonnolenza diurna sono condizioni abbastanza frequenti. Le ragioni sono molteplici, alcune banali legate allo stile di vita, altre patologiche.

A tutti capita di sentirsi stanchi ogni tanto: le cause più comuni sono benigne e consistono generalmente nell’aver dormito poco o male e nell’aver lavorato troppe ore.

Quando la stanchezza e la sonnolenza diurna perdurano per molto tempo è necessario indagarne i motivi poiché questo stato influenza negativamente la capacità lavorativa e la vita sociale.

La stanchezza inspiegabile è uno dei motivi più comuni di ricorso alle cure mediche.

Il medico indagherà lo stile di vita del soggetto, con particolare riferimento a situazioni, fisiche o psicologiche, che hanno determinato cambiamenti nell’ultimo periodo.

Le cause psicologiche della stanchezza sono molto più comuni delle cause fisiche.

Cause psicologiche di stanchezza e sonnolenza diurna

Stress

Condizioni stressanti all’interno della propria routine quotidiana hanno un impatto notevole sul tono dell’umore e sulla stanchezza.

Anche situazioni positive come un matrimonio, una laurea o l’acquisto di una casa possono costituire elementi stressanti.

Shock emotivo

Un lutto, la fine di una relazione o di una amicizia possono condurre a stanchezza, depressione, sonnolenza.

Depressione

La depressione porta il soggetto a chiudersi sempre più in sé stesso e nel rifiutare situazioni sociali o lavorative. Questo crea un circolo vizioso per cui il soggetto si sente sempre più svuotato, stanco, privo di energia.

Nella depressione è tipico sentirsi stanchi soprattutto al risveglio mattutino.

Se ti senti triste, basso e privo di energia, e ti svegli anche stanco, potresti avere la depressione.

Ansia

Le persone ansiose, oltre a sentirsi costantemente preoccupate e irritabili soffrono comunemente di stanchezza cronica.

Cause fisiche di stanchezza e sonnolenza diurna

Moltissime condizioni patologiche determinano astenia e sonnolenza.

Le più comuni sono:

  • anemia
  • ipotiroidismo
  • sindrome delle apnee ostruttive del sonno
  • deficit di vitamina B12
  • celiachia
  • sindrome da affaticamento cronico
  • diabete
  • anoressia
  • tumori
  • chemioterapia o radioterapia
  • malattie croniche
  • infezioni e stati febbrili

Anemia

L’anemia è una delle condizioni patologiche più comuni condizionante astenia.

La causa più comune di anemia è la carenza di ferro.

Le donne in gravidanza sono particolarmente soggette ad anemia ed è per tale motivo che durante la gravidanza è molto comune sentirsi stanche.

Negli uomini e nelle donne in post-menopausa, la causa più comune di anemia è l’assunzione di farmaci o patologie di stomaco e intestino che determinino una riduzione dell’assorbimento di B12 o folati o sanguinamenti occulti.

In caso di carenza di B12 il sintomo stanchezza può essere combattuto ripristinando i valori normali di questa vitamina. Nelle carenze gravi si effettuano delle iniezioni intramuscolari. Come terapia di mantenimento è possibile assumere appositi integratori di vitamina B12.

Sindrome delle apnee ostruttive del sonno

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno è una condizione patologica, particolarmente comune negli uomini di mezza età e in sovrappeso, condizionante ostruzione meccanica delle vie aeree durante il riposo notturno. Questo determina una interruzione ripetuta della respirazione, un calo dell’ossigenazione del sangue e risvegli ripetuti. I soggetti affetti da questa patologia si sentono stanchi e assonati durante il giorno.

Deficit di Vitamina B12

Il deficit di vitamina B12 può svilupparsi per varie ragioni: da un insufficiente apporto alimentare ad un malassorbimento in relazione a patologie del tratto gastro-intestinale.

Se il deficit è lieve la condizione può essere del tutto asintomatica.

Negli stati carenziali più gravi si manifestano più spesso anemia e stanchezza fisica e mentale.

Esistono in commercio integratori di Vitamina B12 per sopperire al deficit.

Nelle carenze gravi è spesso consigliato dal medico una terapia iniettiva intramuscolare.

Celiachia

La malattia celiaca è dovuta da una reazione anomala del sistema immunitario al glutine, una proteina presente in pane, torte, cereali.

Sintomi tipici sono stanchezza, diarrea, gonfiore, anemia e anoessia.

Sindrome da affaticamento cronico

La sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica è una condizione patologica che determina una fatica grave e cronica accompagnata da dolori muscolari e articolari e le cui cause non sono completamente chiarite.

Diabete

Il diabete è una malattia caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue. Tra i sintomi che lo caratterizzano, è frequente la presenza di astenia.

Cause legate allo stile di vita di stanchezza e sonnolenza diurna

Al giorno d’oggi i ritmi di vita sono frenetici: spesso si corre tutto il giorno nel tentativo di stare al passo con i propri impegni.
Non è raro che, anziché fermarsi per riposare o per consumare un pasto adeguato, si ricorra ad abuso di caffè, tè, bevande energetiche o snack veloci.

Le principali cause di stanchezza legate allo stile di vita includono:

  • eccessivo consumo di alcolici: l’abuso alcolico interferisce con la qualità del sonno e determina stanchezza durante il giorno successivo
  • poco o troppo esercizio fisico: trascorrere intere giornate sul divano innesca un circolo vizioso per cui la sensazione di stanchezza è alimentata. Anche sottoporsi a una seduta di allenamento eccessiva per le nostre abitudini conduce a stanchezza e sonnolenza.
  • eccessivo consumo di caffeina: la caffeina è una sostanza stimolante presente nel caffè, nel tè e in alcune bevande energetiche. Un consumo eccessivo disturba la qualità del sonno e conduce a stanchezza.
  • alterazione del ritmo sonno veglia: il nostro organismo è costruito per rispettare il più possibile il ritmo sonno veglia. E’ raccomandabile andare a dormire e svegliarsi all’incirca alla stessa ora. Chi è costretto a stare sveglio di notte, ad esempio perchè fa turni di lavoro notturni, si sentirà inevitabilmente stanco.

Risorse utili

Sindrome da affaticamento cronico e depressione: due malattie correlate.


La sindrome da affaticamento cronico e la sindrome depressiva son due condizioni cliniche correlate tra loro, i cui sintomi sono in parte sovrapponibili e spesso presenti contemporaneamente nello stesso soggetto.

La depressione si manifesta con uno stato di profonda tristezza, perdita dell’iniziativa, della vitalità e dell’ottimismo circa la propria vita e il futuro. Nella maggior parte dei casi coesistono una sindrome ansiosa e disturbi del sonno.  

La sindrome da affaticamento cronico determina invece uno stato di stanchezza continua, che porta il soggetto a ridurre sempre più l’attività fisica e l’interazione sociale. Spesso la sindrome da affaticamento cronico viene confusa e diagnosticata erroneamente come depressione.

Quali differenze ci sono tra sindrome depressiva e sindrome da affaticamento cronico? 

Molti sintomi delle due condizioni sono comuni e considerata la significativa frequenza di sovrapposizione, la diagnosi non è sempre semplice.

La sindrome da affaticamento cronico prevede disturbi più “fisici”, con la fatica come sintomo principe. La depressione nasce invece primariamente da un disagio di tipo psicologico e le conseguenze fisiche che ne derivano sono una conseguenza.

I principali sintomi della depressione sono: 

  • profondo senso di tristezza
  • ansia, sensazione di impotenza, di “non farcela”
  • sensazione di vuoto, inutilità per gli altri e la società
  • perdita dell’interesse per gli hobby o i piaceri della vita
  • isolamento sociale, perdita dell’interesse a frequentare gli altri
  • disturbi del comportamento alimentare
  • difficoltà di concentrazione e di memoria
  • difficoltà nel prendere decisioni

A tali sintomi si accompagno spesso: 

  • stanchezza
  • cefalea
  • nausea
  • disturbi gastro-intestinali (in primis sindrome del colon irritabile)
  • dolori muscolari aspecifici
  • dolori articolari aspecifici
  • disturbi del sonno


La depressione e la sindrome da affaticamento cronico hanno un impatto importante sulla qualità della vita e la capacità di affrontare situazioni lavorative, familiari o sociali.

Mentre nella depressione la stanchezza è associata al disinteresse verso qualsiasi attività, indipendentemente dallo sforzo richiesto, nella sindrome da affaticamento cronico esiste la volontà psicologica di impegnarsi in attività, ma la fatica estrema glielo impedisce.

La diagnosi di queste patologie è medica e può essere posta solo dopo aver escluso altre malattie, potenzialmente più gravi, che potrebbero giustificare i sintomi. 

Stanchezza cronica e depressione: l’una alimenta l’altra

Essere affetti da una di queste due condizioni, aumenta il rischio di sviluppare l’altra.

Le persone affette da sindrome da affaticamento cronico, possono sviluppare una sindrome depressiva, reattiva alla consapevolezza della propria condizione.

Allo stesso tempo, le persone depresse, a causa della tendenza all’isolamento e all’ipomobilità, possono sviluppare una sindrome da affaticamento cronico.

In entrambe le condizioni è presente una componente psicologica importante.

Quando le due sindromi coesistono, l’una alimenta l’altra in un circolo vizioso: la persona si sente stanca quindi si isola, dunque perde la motivazione e l’energia fino a far sembrare le semplici attività della vita quotidiana una vera maratona. 

La diagnosi di depressione e fatica cronica

Ai fini di una diagnosi appropriata, il medico chiederà informazioni circa i sintomi, la modalità di esordio, le loro caratteristiche, gli eventuali fattori scatenanti, i disturbi concomitanti. 

E’ importante escludere patologie di tipo organico che potrebbero giustificare i sintomi, come ad esempio disturbi di tipo endrocrinologico, in primis l’ipotiroidismo, o condizioni infiammatorie croniche e patologie tumorali.

Potrebbe pertanto essere necessario eseguire indagini come esami del sangue, radiografie o ecografie.

La terapia della depressione e della fatica

La terapia farmacologica è un importante strumento a disposizione del medico per trattare le sindromi depressive: farmaci antidepressivi, antipsicotici o stabilizzanti del tono dell’umore possono essere impiegati a seconda del caso specifico.

Nella sindrome da fatica cronica invece non sempre i farmaci antidepressivi sono efficaci.

Entrambe le condizioni beneficiano di un trattamento di tipo cognitivo comportamentale guidato da uno psicologo o da uno psichiatra al fine di individuare situazioni di disagio, elaborarle e formulare possibili soluzioni.

La fisioterapia e l’esercizio fisico sono in grado di determinare un buon beneficio nel trattamento di entrambe le patologie. Trattamenti specifici possono includere:

  • esercizi di rilassamento con tecniche di respirazione profonda
  • esercizi di equilibrio (tipo tai chi)
  • esercizi di yoga
  • massoterapia 
  • stretching 


Adozione di alcuni accorgimenti per una buona igiene del sonno:

  • stabilire un orario per dormire e cercare di rispettarlo ogni sera
  • evitare lunghi sonnellini durante il giorno (non oltre i 20 minuti)
  • dormire in una stanza buia e silenziosa
  • limitare al massimo sostanze eccitanti, come the, caffè, alcol, fumo.

Quando consultare il medico 

Se pensate di essere affetti da depressione o da sindrome da affaticamento cronico, è opportuno non sottovalutare il problema, che può avere un impatto notevole sulla qualità della vita, e parlarne col medico.  Entrambe le condizioni, se opportunamente diagnosticate e trattate possono migliorare.

Sindrome da affaticamento cronico: diagnosi e terapia

Diagnosi

Non esiste un esame o test diagnostico in grado di stabilire la presenza di una sindrome da stanchezza cronica. I sintomi di questa condizione clinica possono essere riscontrati in un’ampia serie di altre patologie, che vanno escluse dal medico in diagnosi differenziale.

Ne consegue che la diagnosi di sindrome da stanchezza cronica sia in sostanza una diagnosi di esclusione, cui solitamente si giunge dopo diverso tempo dall’esordio dei sintomi.

Quali sono le condizioni che possono simulare una sindrome da stanchezza cronica?

  • Disturbi del sonno: i sintomi della sindrome da affaticamento cronico sono indotti e peggiorano in caso di disturbi del sonno. Tuttavia, è bene ricordare che la privazione ipnica o il sonno non ristoratore determinano un’astenia del tutto fisiologica. I più comuni disturbi del sonno includono la sindrome delle apnee ostruttive del sonno, la sindrome della gambe senza riposo e l’insonnia. .
  • Patologie organiche: l’astenia è un sintomo comune a molte patologie, in particolare a carico dell’apparato cardiovascolare, endocrino e gastrointestinale. Le cause più comuni sono: anemia, diabete, insufficienza cardiaca e polmonare, ipotiroidismo, neoplasie, malattie infiammatorie croniche. Tali condizioni possono essere sospettate dal medico in base alla storia clinica e diagnosticate mediante opportuni esami ematochimici e/o strumentali.
  • Disturbi psicologici e/o psichiatrici: la stanchezza è estremamente comune nei soggetti che presentano una deflessione del tono dell’umore (depressione), sindromi ansiose, disturbo bipolare o patologie psichiatriche. Tali patologie sono suscettibili di trattamento farmacologico specifico e psicologico. 

Terapia

Non esiste un rimedio definitivo in grado di “guarire” il malato dalla sindrome da stanchezza cronica. La terapia è volta al sollievo dei sintomi e al miglioramento della qualità della vita.

Farmaci

Farmaci antidepressivi sono utili nei pazienti che presentano un tono dell’umore deflesso.

Farmaci analgesici o antinfiammatori forniscono in genere un sollievo, seppur momentaneo. 

Farmaci ipnoinducenti o sedativi sono in grado di migliorare il sonno delle persone affette da questa patologia. 

Fisioterapia

Spesso i soggetti affetti da sindrome da affaticamento cronico riducono progressivamente l’esercizio fisico fino a condurre una vita sostanzialmente sedentaria. 

Un trattamento riabilitativo mirato è utile al fine di mantenere un adeguato tono e trofismo muscolare e incrementare gradualmente la tolleranza all’esercizio fisico.

Medicina alternativa

Tecniche omeopatiche e di medicina alternative sono state proposte nel trattamento della sindrome da stanchezza cronica, con discreti risultati, verosimilmente, almeno in parte, ascrivibili ad effetto placebo. 

Supporto psicologico

La componente psicologica è un fattore molto importante.

Intraprendere un percorso psicologico di terapia cognitiva con uno specialista è utile nell’acquisire una consapevolezza circa la propria condizione e trovare le strategie utili a contenerla.

Esistono dei gruppi di supporto in cui è possibile incontrare e parlare con altre persone affette dalla patologia. In questo modo il soggetto scopre di “non essere solo”, si sente libero di parlare della propria malattia e ha modo di confrontarsi.  

Rivolgersi al medico

Se pensi che i tuoi sintomi siano compatibili con la sindrome da stanchezza cronica, è bene rivolgersi alle cure del medico.

Se ne senti la necessità, puoi portare con te un amico o un familiare in modo da aiutarti a ricordare le informazioni e i consigli che hai ricevuto durante la visita.

Come prepararsi alla visita

Prima dell’appuntamento è utile annotare tutte le informazioni più rilevanti.

  • Segni e sintomi: cerca di essere il più accurato possibile. Individua quali sono i momenti della giornata in cui ti senti più stanco, se ci sono delle situazioni che peggiorano la situazione e se oltre alla stanchezza hai ad esempio, problemi di memoria, mal di testa, disturbi del sonno, nausea ecc.
  • Informazioni sullo stile di vita: possono costituire informazioni rilevanti, recenti cambiamenti del proprio stile di vita e della propria routine in generale, sia fisici che psicologici. 
  • Malattie attuali o pregresse:  il medico ti chiederà di elencare le patologie di cui soffri e di cui hai sofferto in passato, gli interventi chirurgici cui eventualmente ti sei sottoposto e tutti i farmaci o integratori che assumi. Annota anche le allergie a farmaci e le intolleranze alimentari.
  • Quali domande fare al medico: al momento della visita non è semplice fare mente locale e chiedere effettivamente al medico tutto quello che per te era importante sapere. Può essere utile creare in anticipo una piccola lista di domande.

Ecco alcuni suggerimenti, di domande che potresti porre al medico:

  • Quali sono le possibili cause alla base dei miei sintomi?  
  • Quali esami devo fare per scoprirlo?
  • Cosa succede se gli esami che faccio non sono dirimenti?
  • Quali modifiche dovrei apportare al mio stile di vita?
  • Dovrei intraprendere un percorso di supporto psicologico?

Quali domande ti farà il medico

Anche il medico ti farà ovviamente delle domande. Le più comuni sono: 

  • Quali sono i tuoi sintomi e quando sono iniziati?
  • Quali fattori influenzano la gravità dei sintomi?
  • I sintomi condizionano negativamente la tua vita familiare, sociale e/o lavorativa?
  • Hai disturbi del sonno?
  • Hai disturbi di concentrazione o memoria?
  • Ti senti triste o depresso?
  • Hai provato qualche rimedio fai da te o assunto qualche farmaco?

I RETROVIRUS ENDOGENI

I retrovirus endogeni (ERV, Endogenous Retroviruses) sono elementi virali che fanno parte del genoma animale e che si sono probabilmente originati da retrovirus.

Sono presenti in quantità considerevoli nel genoma di tutti i vertebrati e sono soprattutto localizzati nelle cellule somatiche.

Una evenienza rara è l’inserimento di un retrovirus nelle cellule germinali e in questo caso si ha la trasmissibilità di questo elemento nella progenie.

In questo modo un elemento che in origine era estraneo e che, per un evento occasionale, si è trasferito all’interno della cellula germinale o dell’embrione diventa parte del patrimonio genetico dell’individuo e viene trasmesso alla sua discendenza.

Molti RETROVIRUS ENDOGENI sono rimasti nel genoma dei loro ospiti per milioni di anni. Essi sono andati incontro a cambiamenti che ne hanno causato l’inattivazione e non sono in grado di produrre elementi infettanti.

La maggior parte degli ERV che si riscontrano nel genoma dei vertebrati sono di origine antichissima, sono inattivati e si sono fissati nei loro ospiti. Per questo motivo è molto improbabile che essi abbiano effetti negativi se non in condizioni eccezionali.

Tuttavia vari studi hanno evidenziato la presenza di ERV, probabilmente tra quelli che si sono integrati di recente, associati a patologie e per questo motivo sono state fatte delle ipotesi su un possibile ruolo di ERV nelle patologie. Particolarmente sono stati studiate patologie autoimmuni e cancro.

Sindrome da affaticamento cronico

Introduzione

La sindrome da stanchezza cronica (CFS), nota anche come malattia da intolleranza allo sforzo sistemico (SEID) o encefalomielite mialgica (ME), è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di astenia estrema, non giustificata da una patologia organica individuabile.

La stanchezza tende solitamente a peggiorare in seguito a condizioni stressanti, fisiche o psicologiche, mentre non scompare col riposo.

Sono state proposte diverse teorie per spiegare l’eziopatologia di questa condizione, sebbene non sia stata individuata un’unica causa scatenante. L’ipotesi più accreditata prevede una compartecipazione di molteplici fattori, inclusi fattori ormonali, psicologici, alterazione del sistema immunitario e infezioni virali.

La diagnosi è principalmente di esclusione. E’ necessario eseguire opportuni esami clinici, biochimici o strumentali, al fine di escludere la presenza di una patologia organica.

La terapia della sindrome da stanchezza cronica è mirata ad alleviare i sintomi, spesso molto invalidanti per il paziente.

Sintomi

I principali sintomi della sindrome da stanchezza cronica includono:

  • Astenia cronica, esacerbata da condizioni stressanti
  • Difficoltà di concentrazione
  • Perdita della memoria
  • Cefalea
  • Dolori ossei e/o muscolari aspecifici
  • Insonnia 
  • Facile irritabilità
  • Ipersensibilità alla luce e ai rumori

Quando rivolgersi al medico

L’astenia è un sintomo comune a un’ampia varietà di patologie, incluse condizioni infiammatorie croniche, neoplasie, alterazioni del sistema neuroendocrino (in primis ipotoridismo), sindromi depressive ecc.  

Dunque in caso di astenia persistente o sproporzionata rispetto al solito, è opportuno consultare il medico. 

Le cause

Le cause esatte della sindrome da stanchezza cronica non sono note.

E’ probabile che esista una predisposizione geneticamente determinata su cui agiscono fattori di rischio ambientali acquisiti nel tempo.

I principali fattori ritenuti in grado di scatenare la patologia sono:

  • Infezioni virali: sebbene non esistano prove certe in merito, è stata osservata una correlazione tra recenti infezioni virali e insorgenza della sindrome. I virus che potrebbero essere coinvolti sono: virus respiratori, Herpes virus, virus di Epstein-Barr. Non esistono prove certe in merito.  
  • Disfunzioni del sistema immunitario:  le sindromi da immunodeficienza, primarie o secondarie, sarebbero in grado di indurre la patologia, probabilmente a causa della facilità con cui si instaurano infezioni in queste condizioni.
  • Squilibri ormonali: è stata riscontrata la presenza di anomalie nei livelli di alcuni ormoni circolanti nelle persone affette da sindrome da stanchezza cronica, in particolare ormoni ipotalamici, ipofisari e surrenalici. Non sono ben chiare le implicazioni di tali reperti. 

Fattori di rischio

I fattori che possono aumentare il rischio di sindrome da stanchezza cronica includono:

  • Età: la sindrome da stanchezza è più frequente tra i 50 e i 50 anni, sebbene può occorrere in qualsiasi fascia d’età. 
  • Sesso: dal 60 all’85% dei soggetti colpiti, sono donne. Il sesso femminile è dunque principalmente colpito da questa patologia, probabilmente a causa di fattori ormonali e psicologici.
  • Stress: condizioni stressanti, sia fisiche che psicologiche, con particolare riferimento alle sindromi depressive, sono un importante fattore di rischio per lo sviluppo della sindrome da stanchezza cronica. 

Conseguenze sociali

La sindrome da stanchezza cronica ha un impatto notevole sulla qualità della vita della persona che ne è affetta, sulle sue relazioni interpersonali, sulla capacità lavorativa e sui costi sociali.

Sindrome da affaticamento cronico (CFS)

Cos’è la ME/CFS?

In questo articolo ci si riferirà alla Encefalomielite Mialgica (ME) che è anche chiamata, in alcuni Paesi, col nome di Sindrome dell’affatticamento Cronico (CFS), come ME/CFS.

Essa è una malattia acquisita multisistemica, che colpisce in modo particolare i sistemi neurologico, immunitario endocrino.

E’ classificata come malattia neurologica nella Classificazione Internazionale delle Malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La fatica cronica, che è un sintomo di molte malattie croniche, non deve essere confusa con la ME/CFS dato che l’estrema spossatezza è solo uno dei numerosi criteri per la diagnosi.

La severità della ME/CFS è variabile, ma può essere gravemente debilitante.

Che cosa causa la ME/CFS?

In molti casi la ME/CFS inizia come una sindrome simil-influenzale o una infezione delle alte vie respiratorie.

Successivamente, invece della remissione dell’influenza o della infezione respiratoria, gradualmente compare un gruppo di altri sintomi.

Le ricerche scientifiche hanno confermato che c’è spesso una disfunzione dei meccanismi di difesa del sistema immunitario.

Il rapido e spesso drammatico deterioramento nella funzione immunitaria che occorre in certe malattie, rende questi casi più facili da diagnosticare.

In alcuni pazienti vaccinazioni, anestetici, traumi fisici, esposizione a inquinanti ambientali, agenti chimici e metalli pesanti sono stati correlati a insorgenza della ME/CFS.

In altri casi l’esordio dei sintomi è graduale con nessuna causa evidente: questi casi sono più difficili da diagnosticare.

Spesso si osserva il coinvolgimento di più membri della stessa famiglia: questo indica che alla base della ME/CFS esista una componente di suscettibilità genetica

Chi colpisce la ME/CFS?

La ME/CFS può colpire tutti i gruppi di età, compresi i bambini, tutti i gruppi etnici e ogni strato socioeconomico.

La ME/CFS ha una maggiore prevalenza nel sesso femminile.

Qual è il decorso naturale della ME/CFS?

Uno studio durato 13 anni su bambini e adolescenti con ME/CFS ha mostrato che approssimativamente l’80% ha avuto un miglioramento o la scomparsa dei sintomi.

Il 37% si era liberato dei sintomi e il 40% aveva sintomi che persistevano in forma lieve o moderata.

Generalmente i bambini che hanno sintomi più lievi hanno maggiori probabilità di guarigione, ma la prognosi di ogni caso individuale non può essere prevista con certezza.

Anche se una persona guarisce o la ME/CFS è in remissione, bisogna fare attenzione a non eccedere dai propri limiti di attività dato che la recidiva può verificarsi anche diversi anni più tardi.

Qual è la differenza tra ME/CFS e Sindrome Fibromialgica (FMS)?

C’è una ampia sovrapposizione di sintomi della ME/CFS e della FMS e molti pensano che possano essere varianti di uno stesso processo patologico.

La FMS, che ha una incidenza sulla popolazione molto maggiore, è spesso scatenata da traumi fisici e il dolore è la sua caratteristica predominante. 

La ME/CFS è comunemente scatenata da una infezione virale ed è presente una spossatezza più grave e un malessere post-sforzo più prolungato.

E’ probabile che ci siano disfunzioni della abilità cognitive e di altri sistemi del corpo più pronunciate.

Esistono criteri diagnostici creati per la diagnostica differenziale dei pazienti con ME/CFS e FMS.

Definizione Clinica della ME/CFS

I criteri diagnostici di ME/CFS sono stati elaborati da un gruppo di esperti internazionali selezionato dal Ministero della Sanità canadese e composto da 11 medici attivamente coinvolti nella diagnosi e/o nel trattamento della ME/CFS e/o nella ricerca su questa malattia. Essi, collettivamente, hanno diagnosticato e/o curato più di 20.000 pazienti ME/CFS.

La Definizione Clinica comprende il gruppo generale di sintomi e segni che danno alla ME/CFS il suo caratteredistintivo.

DEFINIZIONE OPERATIVA DI CASO CLINICO DELLA ME/CFS

Un paziente affetto da ME/CFS soddisfa il criterio della spossatezza, del malessere e/o spossatezza post-sforzo, della disfunzione del sonno e del dolore; ha due o più manifestazioni neurologico-cognitive e uno dei sintomi delle categorie di manifestazioni autonomiche, neuroendocrine e immunitarie; soddisfa inoltre il punto 7.

1. Spossatezza: il paziente deve avere un grado significativo di spossatezza fisica e mentale dinuova insorgenza, inspiegabile, persistente o ricorrente, che riduca sostanzialmente il livello diattività.

2. Malessere e/o Spossatezza post-sforzo:  è presente una inappropriata perdita di resistenza fisica e mentale, una rapida  faticabilità muscolare e cognitiva, malessere e/o fatica e/o dolore dopo l’esercizio e una tendenza al peggioramento dei sintomi che fanno parte del gruppo di sintomi del paziente. Si riscontra un periodo patologicamente lento di recupero- in genere di 24 ore o più.

3. Disfunzione del sonno: sono presenti sonno non ristoratore o disturbi nella quantità o nel ritmo del sonno come ritmi ribaltati o caotici.

4. Dolore: è presente un livello significativo di mialgia. Il dolore può presentarsi nei muscoli e/o nelle articolazioni ed è spesso di natura diffusa e migrante. Spesso si hanno cefalee significative di nuova tipologia, qualità o gravità.

5. Manifestazioni Neurologiche/cognitive: dovrebbero essere presenti due o più delle seguenti difficoltà: confusione, riduzione della concentrazione e del consolidamento della memoria a breve termine, disorientamento, difficoltà con il processo di elaborazione delle informazioni, del recupero e la catalogazione delle parole e disturbi percettivi e sensoriali- per esempio instabilità spaziale e disorientamento e incapacità di messa a fuoco visiva. Sono comuni atassia, debolezza muscolare e fascicolazioni. Si possono verificare fenomeni di sovraccarico: cognitivo,sensoriali- per esempio fotofobia e ipersensibilità al rumore- e/o sovraccarico emotivo, che possono portare a periodi di “crash” e/ o ad ansia.

6. Almeno UN sintomo di DUE delle seguenti categorie:

a) manifestazioni autonomiche: intolleranza ortostatica- ipotensione neuronale mediata (NHM);sindrome di tachicardia posturale ortostatica (POTS); ipotensione posturale ritardata; capogiro presincope;pallore estremo; nausea e sindrome dell’intestino irritabile; disfunzione della frequenzaurinaria e disfunzione vescicale; palpitazioni con o senza aritmie cardiache; dispnea da sforzo.

b) manifestazioni neuroendocrine: perdita della stabilità termica- temperatura corporea anomalae marcata fluttuazione diurna, episodi di sudorazione, sensazione ricorrente di febbre e estremitàfredde; intolleranza a caldo e freddo estremi; marcati cambiamenti di peso – anoressia o appetitoanomalo; perdita dell’adattabilità e peggioramento dei sintomi con lo stress.

c) manifestazioni immunitarie: linfoadenopatia, mal di gola ricorrente, sintomi simil-influenzaliricorrenti, malessere generale, nuove sensibilità a cibi, farmaci e/o agenti chimici.

7. la malattia persiste da almeno sei mesi. Generalmente ha una insorgenza certa, nonostante possa essere graduale. Una diagnosi preliminare può essere fatta prima dei sei mesi.

Tre mesi sono sufficienti per i bambini.

Per essere inclusi, i sintomi devono aver avuto inizio o esser stati significativamente alterati dopo l’insorgenza della malattia.

E’ improbabile che un paziente possa soffrire di tutti i sintomi dei punti 5 e 6. I disturbi tendono a formare grappoli di sintomi che possono fluttare e cambiare nel tempo.

I bambini spesso hanno numerosi sintomi prominenti ma il grado di severità rende a variare di giorno in giorno. C’è un piccolo numero di pazienti che non presenta alcun dolore o disfunzione del sonno, ma non viene soddisfatta nessun’altra diagnosi eccetto quella di ME/CFS.

Una diagnosi di ME/CFS può essere effettuata quando questo gruppo ha una insorgenza di tipo infettivo. Alcuni pazienti non sono stati in salute per altre ragioni prima dell’insorgenza della ME/CFS e manca dunque un fattore scatenante determinabile e/o hanno una più graduale o insidiosa insorgenza.

Esclusioni:  ecludere processi patologici attivi che spieghino la maggior parte dei principali sintomi di spossatezza, disturbi del sonno, dolore e disfunzione cognitiva. E’ essenziale escludere certe malattie, che sarebbe tragico non riconoscere: malattia di Addison, Sindrome di Cushing, ipotiroidismo, ipertiroidismo, carenza di ferro, altre forme di anemia curabili, sindrome da eccesso di ferro, diabete mellito e tumore.

E’ essenziale anche escludere disordini del sonno curabili come la sindrome da resistenza delle alte vie aeree e apnea ostruttiva o apnea centrale del sonno; disordini reumatologici come artrite reumatoide, lupus, polimiosite e polimialgia reumatica; disordini immunitari come l’AIDS; disordini neurologici come la sclerosi multipla (MS), il morbo di Parkinson, miastenia gravis e carenza di vitamina B12; malattie infettive come la tubercolosi, l’epatite cronica, la malattia di Lyme etc; disordini psichiatrici primari e abuso di sostanze.

L’esclusione di altre diagnosi, che non possono essere ragionevolmente escluse a causa dell’anamnesi del paziente e dell’esame clinico, viene effettuata mediante i test di laboratorio e i test per immagini.

Se una condizione medica potenzialmente equivocabile è sotto controllo, allora può essere fatta la diagnosi di ME/CFS se il paziente soddisfa comunque i criteri.

Condizioni co-morbide [coesistenti e collegate]: Sindrome Firbomialgica (FMS), Sindrome del dolore miofasciale (MPS), Sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare (TMJ), Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), Cistite interstiziale, Sindrome della vescica irritabile, Fenomeno di Raynaud, Prolasso della valvola mitralica, depressione, Emicrania, Allergie, Sensibilità Chimica Multipla (MCS), tiroidite di Hashimoto, Sindrome Sicca, etc. Tali condizioni co-morbide possono essere riscontrate in concomitanza alla ME/CFS, Altre, come l’IBS, possono precedere lo sviluppo della ME/CFS di molti anni, ma allora sono associate ad essa. Lo stesso vale per le emicranie e la depressione. La loro associazione può essere meno stretta che tra i sintomi interni alla sindrome.La ME/CFS e la FMS sono spesso strettamente connesse e possono essere considerate “sindromi sovrapponibili”.

Fatica cronica idiopatica: se il paziente ha una fatica prolungata ( di sei mesi o più) inspiegabile ma non ha sintomi sufficienti per soddisfare i criteri per la ME/CFS, dovrebbe ricevere una diagnosi di fatica cronica idiopatica.

Sintomi e Segni della ME/CFS

Per coloro che non sono a conoscenza dei segni e dei sintomi della ME/CFS, il paziente non appare particolarmente malato e di conseguenza non viene creduto. Il dr. David Bell, una autorità riconosciuta sulla ME/CFS sia in adulti sia in bambini, afferma, “ la domanda non dovrebbe essere“Come può qualcuno che appare così in forma essere così malato?” ma piuttosto dovrebbe essere, “Come può qualcuno che è così malato apparire così in forma?” .

1. Fatica [Spossatezza]

“Fatica” sarebbe un termine poco appropriato da usare in riferimento alla ME/CFS poiché non è un tipo di stanchezza che le persone sane sperimentano. La “fatica” sperimentata nella ME/CFS è più propriamente descritta come una combinazione di esaurimento e debolezza che può essere travolgente.

La fatica dei giovani con ME/CFS è significativa, ha caratteristiche differenti dalla normale fatica e non dev’essere presa con leggerezza.

I pazienti generalmente soffrono di una combinazione di fatica fisiopatologica che colpisce negativamente la funzionalità fisica e cognitiva. E’ presente una fatica al risveglio, dovuta alla scarsa qualità, e qualche volta quantità, del sonno.

La fatica da ossigenazione è causata dall’incapacità di veicolare sufficiente ossigeno ai tessuti e al cervello. Ci può essere una fatica metabolica dove le cellule sono incapaci di trasformare i substrati di energia in funzioni utili.

Se i pazienti hanno anche la sindrome fibromialgica, come molti hanno, essi soffriranno di una fatica muscolare e avranno anche fatica strutturale. Le persone sane hanno riserve di energia che possono mettere in gioco quando eccedono e che vengono ricostituite da una buona notte di sonno. Le persone con ME/CFS hanno esaurito le loro riserve di energia. Essi possono andare avanti con una attività quando, d’improvviso, “collassano” rapidamente, con una dinamica simile a quella di un pallone bucato. Semplicemente la loro energia è finita.

E’ essenziale che gli educatori siano avvisati che questi studenti possono avere serie ripercussioni mediche se eccedono i confini dei loro limiti di attività. 

Hai mai sentito di un caso di influenza così grave da dormire tutto il giorno e ogni volta che si tenta di alzarsi si sia così deboli da avere un urgente bisogno di coricarsi? Questo è simile a ciò che accade nella fase acuta di ME/CFS ma può durare per mesi o anni. Una attività semplice, come fare una doccia, può essere così estenuante che si avrà necessità di tornare aletto. Alcuni pazienti sono così gravemente colpiti che sono costretti a letto per anni e sono dipendenti da altri per la cura della propria persona. Dato che questi pazienti sono troppo malati per frequentare la scuola, è importante che tutti gli educatori siano consapevoli dei devastanti effetti che la ME/CFS può produrre nei giovani.

La madre di una giovane gravemente malata, descrive così l’impatto della ME/CFS su sua figlia:

Stepanie si è ammalata subito dopo il suo tredicesimo compleanno e ora ha 17 anni. Ha sofferto di grave dolori addominali ogni giorno per 4 anni, dolore che peggiorava con il minimo sforzo fisico o mentale. Altri sintomi, compresi grave debolezza e intolleranza ortostatica, la rendono instabile nella deambulazione e collassa frequentemente quando sta in posizione eretta. E’ costretta ad usare la sedia a rotelle nelle rare occasioni in cui ha una uscita. Stef è diventata scoordinata, perciò fa cadere le cose o le rovescia e non riesce a sollevare una caraffa per versarsi da bere da sola. Non può farsi il bagno, lavarsi o lavare i denti senza la mia assistenza e queste attività comportano un malessere post-sforzo. Nonostante sia molto intelligente con il deterioramento della sua condizione, ha difficoltà crescenti a capire ciò che le persone stanno dicendo.

Una grande sofferenza per lei è il fatto che ama leggere ma non ha la forza di leggere neppure per un poco ed è troppo debole per tenere in mano un libro. L’effetto della ME/CFS su Stef è stato devastante! Non finisce di stupirmi che Stef abbia conservato il suo coraggio e il suo senso dell’umorismo e che abbia una profonda compassione per gli altri.

Persone che hanno casi più lievi o che sono in una fase cronica della ME/CFS, generalmente hanno alcuni periodi di tempo, durante il giorno, nei quali sono attivi ma non al livello in cui lo erano prima di ammalarsi.

Secondo la Definizione Clinica, la fatica deve essere grave abbastanza da ridurre sostanzialmente il livello di attività, generalmente del 50% o più. I giovani sono generalmente svegli e attivi per 12-14 ore al giorno; perciò il livello di attività dei giovani con ME/CFS sarebbe di un massimo di sei o sette ore al giorno.

La scuola dura approssimativamente sei ore al giorno. Deve essere calcolato anche il tempo di andare e tornare da scuola, fare i compiti e le attività della vita quotidiana. Inoltre, quelli con ME/CFS impiegano più tempo per espletare qualsiasi attività. Perciò, è inevitabile che i giovani che soffrono di ME/CFS avranno difficoltà, o saranno incapaci di seguire un programma scolastico intero.

I giovani con ME/CFS in genere necessitano di una speciale considerazione educativa. Alcuni potranno riuscire a frequentare soltanto una o due ore al giorno, mentre altri dovranno studiare a casa, quando ne sono in grado.

E’ importante che la significativa fatica mentale e fisica della ME/CFS venga riconosciuta come una realtà biologica e non liquidata come mancanza di motivazione, sogni ad occhi aperti o rifiuto della scuola, Contrariamente a coloro che hanno un rifiuto per la scuola, i giovani con ME/CFS sono generalmente esausti dopo la scuola e trascorrono molto del loro tempo libero, compresi i week-end, riposando.

2. Malessere e/o fatica dopo l’esercizio

Una trascurabile quantità di attività fisica o mentale può quindi causare grave spossatezza, sintomi simil-influenzali e peggioramento di altri sintomi.

Una caratteristica unica della fatica post-sforzo nella ME/CFS è che la fatica può essere ritardata sino a tre giorni dopo l’attività.

E’ presente un tempo di recupero patologicamente lento – in genere di un giorno, una settimana o più. E’obbligatorio per gli educatori sapere che spingere i giovani con ME/CFS troppo al di là o troppo spesso oltre i loro nuovi limiti può causare serie ripercussioni mediche e ricadute a lungo termine. Gli educatori devono essere incoraggiati ad aiutare i giovani a riconoscere quali cose aggravano i loro sintomi e per quanto essi possono continuare una attività.

Un semplice modo per determinare i limiti di attività che può essere usato a casa è quello di misurare la temperatura prima e dopo un’attività. Se la temperatura cala dopo aver fatto attività, hanno ecceduto. Dato che la gravità dei sintomi varia di giorno in giorno e persino di ora in ora, ciò che riescono a fare un giorno non necessariamente riusciranno a farlo il giorno dopo. L’attività fatta un dato giorno può dar fondo all’energia per una serie di giorni. Un elemento chiave nella gestione della ME/CFS per i giovani è imparare ad autoregolarsi, ascoltando il proprio corpo, imparando a riconoscere i primi segnali di avvertimento, fermandosi prima di stancarsi e inserendo dei periodi di riposo durante la giornata.Dopo aver imparato a vivere entro i propri limiti, potranno, molto gradualmente, cercare di estendere le loro attività ma sempre al loro ritmo. E’ utile che gli educatori siano attenti ai segni precoci di avvertimento che indicano che questi studenti stanno raggiungendo i propri limiti, e rispettino i loro limiti di attività.

Esercizio: E’ molto inquietante che nonostante il malessere e/o la fatica post- esercizio sia una caratteristica precisa e un criterio obbligatorio della ME/CFS, ai pazienti venga spesso prescritto insensatamente l’esercizio.

E’ della massima importanza rendersi conto che gli studi di ricerca hanno confermato che le persone con ME/CFS hanno risposte fisiologiche all’esercizio, diverse dalle persone sane. E’ facile per la gente comune presupporre, erroneamente, che i bambini e gli adolescenti con ME/CFS non siano motivati o siano depressi. Le persone sane e coloro che sono depressi ricavano un aumento dell’apporto di sangue e ossigeno al cervello durante l’esercizio, che li rinvigorisce e li fa sentire bene dopo. I pazienti ME/CFS hanno perso l’effetto rinvigorente dell’esercizio, li fa sentire male; altri sintomi peggiorano, e ciò può causare una ricaduta, questa anomala risposta all’esercizio può differenziare la ME/CFS dalla depressione.

3. Disfunzione del Sonno

Il sonno non ristoratore o disturbi nella quantità o nel ritmo del sonno sono un criterio di diagnosi della ME/CFS.

Quando le persone sane sono stanche, una buona notte di sonno le rinfrescherà.

Nello stadio acuto della ME/CFS, le persone spesso dormono la maggior parte del tempo.

Alcune persone si chiedono come sa possibile per qualcuno che dorme così tanto essere ancora esausto. Gli studi indicano che i pazienti ME/CFS hanno disfunzioni del sonno e non arrivano o non mantengono per un tempo sufficiente gli stadi più profondi del sonno, che sono necessari per il corpo per ristabilirsi ed essere quindi riposato.

I giovani possono avere gravi disturbi del sonno. Nello stadio cronico della malattia, molti pazienti possono avere problemi a stare svegli durante il giorno e avere insonnia di notte, o possono avere ritmi del sonno caotici.

A causa della mancanza di qualità del sonno, si svegliano sentendosi esausti come quando sono andati a dormire.

Nonostante non sia precisamente così, essi sentono come se il cervello non dormisse. Proprio come sentono che il loro cervello non si “spegne” quando vanno a dormire, sentono anche che il loro cervello non è“acceso” quando sono svegli. Questi giovani hanno bisogno di molto tempo per svegliarsi ed essere pronti per andare a scuola. La loro risposta alla comunicazione verbale probabilmente sarà ritardata come se il loro cervello ci mettesse più tempo ad elaborare l’informazione. Dovrebbe essere preventivati periodi di riposo all’interno della loro giornata per prevenire i “crolli”.

Una delle ironie della ME/CFS è che quando un paziente è completamente esausto e “crolla” generalmente aumenta l’insonnia, causando una ulteriore spirale verso il crollo.

4. Dolore

Il dolore significativo è un criterio di diagnosi della ME/CFS. E’ presente una disfunzione dell’area del processo del dolore del sistema nervoso centrale che può mandare segnali erronei di dolore avarie parti del corpo. Per i giovani il dolore può essere difficile da spiegare dato che si verifica inaspettatamente, spesso senza una causa conosciuta, e può rapidamente migrare da zona a zona.

E’percepito generalmente come se originasse dai muscoli, ma non sempre. Può essere descritto come bruciante, profondo, acuto, pulsante, lancinante etc. Generalmente è presente un dolore diffuso e generalizzato.

C’è una soglia del dolore più bassa perciò la pressione che non sarebbe dolorosa per persone sane è dolorosa per questi malati. I giovani possono evitare attività che comportino il contatto del corpo o dove ci sia la possibilità di essere feriti.

Il dolore alla mani può rendere difficile scrivere. Molti giovani che hanno la ME/CFS soddisfano anche i criteri di diagnosi della sindrome fibromialgica.

Molti giovani vivono con costanti cefalee di lieve entità, dolore dentro e dietro gli occhi e attacchi di gravi cefalee. Le emicranie sono spesso accompagnate da rapido calo della temperatura, spasmi muscolari nel collo e nelle spalle, tremori, vomito, diarrea e grave debolezza. Alcune persone che hanno emicranie frequenti perdono la capacità di messa a fuoco e/o vedono macchie davanti agli occhi prima dell’insorgenza di una emicrania. Gli studenti dovrebbero essere prelevati da scuola dai loro genitori al primo segno di emicrania.

5. Manifestazioni neurologiche/cognitive

Il cervello, per funzionare, ha bisogno di ossigeno e glucosio. E’ stato confermato dagli studi che i pazienti con ME/CFS hanno livelli ridotti di ossigeno e glucosio circolanti nelle regioni cerebrali.

E’ chiaro che molte difficoltà cognitive che si presentano nella ME/CFS sono molto disabilitanti e rendono difficile o impossibile per i giovani svolgere i compiti di scuola al meglio e stare al passo con i loro compagni. Le persone con ME/CFS hanno spesso deficit significativi della memoria a breve termine, difficoltà di concentrazione, dell’elaborazione delle informazioni, nella sequenzialità di numeri e parole, nel recupero delle parole, che sono ovvi handicap negli studi scolastici. Il loro processo cognitivo rallentato rende difficile o impossibile prendere nota o seguire ciò che viene detto quando qualcuno parla velocemente. Spesso hanno difficoltà a leggere, scrivere e fare i conti.

E’ importante sapere che quando gli studenti sono spinti oltre i loro limiti, non solo “crollano” fisicamente ma si deteriorano rapidamente anche le loro capacità cognitive e questi effetti possono durare giorni o più.

Il discorso e la risposta diventano più lenti, meno coerenti, più confusi ed hanno maggiore difficoltà a reperire le parole e le informazioni. Gli studenti possono avere problemi a mettere a fuoco ed essere incapaci di leggere o diventare dislessici quando sono estremamente affaticati. I giovani possono sviluppare inconsciamente tecniche di compensazione per la loro fatica mentale. Possono cambiare peso e dimenarsi per rimanere svegli o cambiare materia per pochi minuti per ottenere una “pausa mentale”. E’ importante che gli educatori siano a conoscenza di questi segnali di fatica cognitiva e prendano le appropriate misure.

E’ utile per gli educatori essere consci che i giovani con la ME/CFS hanno spesso deficit nella memoria selettiva persino quando hanno una funzionalità cognitiva complessiva relativamente normale. Diversamente da controlli sani e dai pazienti con altri tipi di compromissione del sistema nervoso centrale, i giovani con ME/CFS hanno maggiori difficoltà nel richiamare alla mente le informazioni quando queste siano presentate con strutture semantiche complesse e chiavi contestuali.

Fenomeni di sovraccarico:

Di primaria importanza per il coinvolgimento dell’apprendere è il fatto che molti giovani con ME/CFS sono ipersensibili al rumore, a luci brillanti o fluorescenti, alle temperature estreme, agli odori, e agli ambienti caotici o veloci.

Hanno difficoltà a focalizzare l’attenzione quando devono dividere la loro attenzione tra auditorio e input esterni. Potrebbero non essere capaci di escludere il rumore di sottofondo, che potrebbe essere più predominante delle istruzioni che stanno cercando di ascoltare, quasi come se non si riuscisse a sintonizzare una radio su una stazione.

I giovani possono sperimentare velocemente fenomeni di sovraccarico e disorientarsi, diventare ansiosi e “crollare”. Perciò è necessario che il loro ambiente di apprendimento sia mantenuto più confortevole e privo di distrazioni possibile. Le istruzioni devono essere semplici, chiare e concise.

Disturbi motori e percettivi: le persone con ME/CFS possono sperimentare debolezza muscolare e contrazioni.

Possono avere difficoltà con la coordinazione muscolare o a camminare lungo una retta, e possono apparire impacciati.

Si verificano comunemente difficoltà con la prospettiva profonda e instabilità spaziale. Possono sbattere alle pareti e non essere in grado di camminare su superfici ineguali.

Queste difficoltà divengono più pronunciate con l’aumento della spossatezza.

I giovani sono sensibili e molto ansiosi di essere come i loro pari. Per favore non focalizzate l’attenzione sulle loro difficoltà ma piuttosto state attenti ai segnali di aumento della spossatezza e permettete a questi studenti di riposare quando è necessario.

6. Altri sintomi

a) manifestazioni autonomiche: il sistema nervoso autonomo regola le attività delle ghiandole,della muscolatura liscia degli organi cavi e del cuore. Li mette in condizioni di funzionare entro limiti accettabili.

La maggior parte dei giovani con ME/CFS sviluppa intolleranza ortostatica il loro corpo non è capace di mantenere le pulsazioni e la pressione sanguigna entro limiti normali quando stanno in posizione eretta, particolarmente quando stando in piedi immobili. Si verifica un rapido calo della pressione sanguigna quando si alzano velocemente o può essere ritardata di alcuni minuti.

Possono verificarsi confusione, stordimento, nausea, e persino svenimento. Se si sdraiano immediatamente i sintomi in genere scompaiono in pochi minuti. Anche stare seduti per periodi prolungati è difficile.

Alcuni studenti possono avere aritmie cardiache. Gli studi indicano che i pazienti ME/CFS hanno una riduzione molto significativa delvolume della circolazione.

In media il volume di sangue circolante è approssimativamente il 70% ein pochi casi sino al 50% . In Ospedale il codice blu si attiva molto prima che un paziente perda il 30% del proprio sangue.

Ma i pazienti ME/CFS non hanno perso realmente il 30% del loro sangue, ristagna nelle gambe, nei piedi, nell’addome e qualche volta nelle mani.

Ciò li rende molto pallidi, deboli e spesso confusi a causa del ridotto apporto di ossigeno e sangue al cervello.

Quando i giovani con ME/CFS stanno in piedi spesso fanno piccoli movimenti, spostando il peso da un piede all’altro, mettendo un ginocchio su una sedia, portando indietro la testa, tenendosi la testa, trascinandosi, appoggiandosi ad una parete, o rimanendo al banco sinché la classe comincia a muoversi.

Sono tutti segnali di tentativi di compensare il rapido calo della pressione sanguigna sperimentato nell’intolleranza ortostatica. E’ importante che gli educatori stiano attenti a questi segnali; ed è necessario che a questi studenti non sia richiesto di rimanere in piedi immobili, anche per brevi periodi di tempo.

Mettere un paio di libri sotto i loro piedi mentre stanno seduti può aiutare a ridurre la quantità di sangue ristagnante nelle gambe. I giovani con ME/CFS possono avere necessità di andare più frequentemente al bagno a causa dell’aumento della frequenza urinaria e/o della disfunzione della vescica.

b) Manifestazioni neuroendocrine: la maggior parte delle persone con ME/CFS hanno una stabilità termostatica compromessa.

La loro temperatura corporea è generalmente più bassa del normale e può fluttuare in modo imprevedibile. Possono avere sensazioni ricorrenti di febbre o febbricciattola.

Quando sovraffaticati i pazienti spesso sentono improvvisamente freddo. I giovani sono spesso intolleranti agli estremi di freddo e caldo e possono non essere in grado di tollerare di stare all’aperto quando c’è troppo caldo o troppo freddo. Si verifica spesso un marcato cambiamento di peso, sia di perdita sia di acquisto in peso, ma ciò può verificarsi in un ampio periodo di tempo.

I giovani possono sperimentare maggiori disturbi dell’appetito degli adulti.

Bambini o adolescenti possono apparire depressi perché la loro personalità diventa “appiattita”.

Chi si sente sorridente e vivace quando ha un caso grave di influenza o è così esausto che tutto ciò a cui riesce a pensare è coricarsi? Come con ogni malattia cronica, alcuni di questi giovani sperimentano una depressione reattiva come risultato dei loro sintomi e dei loro impedimenti.

Un sorriso e una parola gentile sono sempre moto apprezzate.

c) Manifestazioni immunitarie: il sistema immunitario può essere iper attivato o essere esausto e avere “crolli”.

I pazienti spesso hanno mal di gola ricorrenti, sintomi simil-influenzali, e linfoadenopatia specialmente nel collo e/o nelle ascelle. Molti giovani con ME/CFS sviluppano nuove intolleranze a cibo, farmaci e/o agenti chimici.

Questi giovani non dovrebbero essere esposti a sostanze che possano provocare reazioni. Se gli educatori sono a conoscenza di una ristrutturazione nella scuola, come ridipingere o l’installazione di moquette, dovrebbero darne notizia in anticipo ai genitori così che questi studenti possano essere tenuti a casa in quei giorni. Questa semplice precauzione può prevenire una ricaduta o una visita d’urgenza in ospedale.

Vaccinazione: la decisione se vaccinare o no un paziente ME/CFS deve rimanere al medico curante e ai genitori del paziente. C’è una controversia riguardo alla convenienza di vaccinare questi pazienti perché ciò potrebbe peggiorare la loro condizione ME/CFS. La ricerca ha confermato una frequente interruzione di uno dei meccanismi di difesa anti-virale del corpo. Se il medico e i genitori decidono di vaccinare il paziente, la raccomandazione generale è che le iniezioni devono essere somministrate dal medico curante e che la dose deve essere divisa i 3 o 4 dosi somministrate ogni a distanza di un mese l’una dall’altra per garantire che non si verifichino reazioni ritardate.

Terapia

Purtroppo la sindrome da fatica cronica non ha una cura definitiva.

Tra le terapie che sembrano aver fornito i risultati più significativi sul miglioramento dei sintomi vi è l’integrazione di magnesio, di acetil-carnitina e di coenzima-Q10.

Sintomi cfs

Nonostante il nome tenda a banalizzare la malattia riducendola a poco più della comune fisiologica stanchezza, la CFS, conosciuta anche come M.E. (Encefalomielite Mialgica – codice IDC 10 G93.3 – classificazione internazionale delle malattie dell’OMS) in Gran Bretagna e come CFIDS (Sindrome da Fatica Cronica da Immuno-Disfunzione) in America, è una patologia caratterizzata da una costellazione di sintomi gravi e molto debilitanti.

La CFS è caratterizzata da una fatica disabilitante, percepita sia come mancanza di forza muscolare sia come esaurimento profondo delle energie sia fisiche che mentali. Può essere accompagnata da sintomi simil-influenzali, come sensazione di malessere generale e febbre, brividi, mal di gola, dolori muscolari o articolari, mal di testa, e da problemi del sonno: quest’ultimo è tipicamente disturbato e non ristoratore, mentre nei periodi di riacutizzazione si verifica una forma di ipersonnia, anche durante la giornata. Sono quasi sempre presenti sintomi di tipo neurologico, come irritabilità, difficoltà a concentrarsi, a mantenere l’attenzione, a eseguire semplici calcoli, e disturbi della memoria a breve termine.
Una caratteristica molto distintiva della malattia è il malessere che segue l’esercizio fisico: gli sforzi fisici sono quasi sempre mal tollerati e producono un netto deterioramento delle condizioni del paziente, che vede molti sintomi peggiorare nelle ore e nei giorni successivi allo sforzo.

Altri sintomi comuni della CSF

Molti altri sintomi vengono spesso riportati dai pazienti e dai medici che li seguono: uno studio nord-europeo, condotto su 1500 pazienti ne ha identificati una ventina, con frequenze statistiche significative: dieci in più rispetto a quelli presenti nella prima definizione di caso, elaborata dai medici del CDC di Atlanta nel 1988.
Sono comuni le manifestazioni gastrointestinali, con un aumento della frequenza della sindrome dell’intestino irritabile, nonché muscoloscheletriche, con presenza di fibromialgia, fascicolazioni, dolenzie generalizzate oppure  dolore urente.
Viene spesso riferita ipotensione ortostatica con svenimenti, in particolare quando si passa dalla posizione sdraiata a quella eretta: inoltre perdita dell’equilibrio, tachicardia, tremori, sudorazioni notturne anomale, sensazioni di calore o di freddo estremi su mani e piedi.
La maggior parte dei sintomi, tuttavia, è poco visibile dall’esterno, e l’aspetto del paziente risulta complessivamente buono: questo trae in inganno famigliari, amici e datori di lavoro, che involontariamente tendono a non dar peso alla problematica.

Livelli di gravità della patologia

La malattia può assumere molti differenti livelli di gravità: per alcuni pazienti limita parzialmente la capacità lavorativa, di studio o le varie attività sociali, mentre per altri si può trattare di una forma completamente invalidante, che costringe a letto  per anni e che provoca intensa sofferenza fisica. Si tratta comunque di una malattia “benigna”, cioè non mortale, anche se cronica e con un grave impatto sulla vita del paziente.
Il CMO Report (Chief Medical Officer) commissionato dal governo britannico, classifica quattro livelli di gravità della CFS, in base alla capacità di svolgere funzioni:

  1. I pazienti sono dotati di autonomia operativa e possono eseguire, con difficoltà, leggere attività domestiche. Al fine di mantenere l’attività di lavoro avranno interrotto le attività sociali e relazionali, ricorrono a frequenti assenze per malattia e utilizzano i fine settimana per recuperare l’affaticamento.
  2. Pazienti che generalmente hanno abbandonato l’attività lavorativa e ridotto notevolmente l’attività quotidiana. Sono soggetti a periodi di recrudescenza della patologia e hanno bisogno di periodi di riposo a letto durante il giorno. Il sonno è disturbato e non ristoratore.
  3. Pazienti in grado di svolgere solo attività di cura personale ( lavarsi, vestirsi). Hanno severe difficoltà cognitive e ridotta mobilità anche in casa. Raramente escono di casa in quanto lo sforzo richiede lunghi periodi di recupero.
  4. Pazienti che passano la maggior parte del tempo a letto e hanno bisogno di assistenza per lavarsi e vestirsi. Sensibilità a luce e rumori estremamente elevata, tanto da renderli intollerabili.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA CFS?

Nonostante la malattia sia stata descritta nella letteratura medica ormai da quasi venti anni, non è ancora emersa una causa chiara e soprattutto univoca per tutti coloro che ne sono colpiti. Negli ultimi anni l’attenzione della ricerca medica verso la CFS è in netto aumento, e va progressivamente concentrandosi su una potenziale disregolazione del sistema immunitario. Una serie di agenti infettivi cronici, in particolare micoplasmi, virus erpetici ed enterovirus, sembrano essere coinvolti nelle manifestazioni cliniche di ampli sottogruppi di pazienti, ma questi potrebbero costituire il risultato della disfunzione immunitaria stessa, oppure uno dei fattori che la alimentano, e di cui l’organismo non riesce a sua volta a liberarsi, come in un circolo vizioso
Anche il sistema nervoso centrale costituisce una intensa area di ricerca, ed è tuttora dibattuto quali, tra le molte anomalie riscontrate, siano da considerasi cause primarie oppure conseguenze della malattia.
Negli ultimi due anni due gruppi inglesi e i CDC americani affrontano il tema dell’espressione genica, come sta avvenendo per altre malattie, avvalendosi delle più moderne tecnologie, e dei polimorfismi genetici che potrebbero costituire la base “costituzionale” per lo sviluppo di questa forma.

ESISTE UNA CURA PER LA CFS?

Fino ad ora non è stata trovata una cura in grado di “guarire” in modo definitivo la malattia, anche se interventi farmacologici diversi hanno prodotto risultati parziali su sottogruppi distinti di pazienti. 

Prodotti naturali che si sono mostrati particolarmente efficaci nei ridurre i sintomi sono integratori a base di magnesio , di acetil-carnitina e di coenzima-Q10.

Altri prodotti naturali che possono fornire energia rapida, ma purtroppo temporanea, sono a base di spirulina e di ashwagandha (ginseng indiano).

E’ importante anche il ricorso a terapie di supporto che aiutino il paziente ad accettare la propria condizione e dosare le proprie limitate risorse, con l’obiettivo di ottenere miglioramenti nel tempo.

Particolarmente importanza riveste la comprensione ed il supporto emotivo da parte di personale medico e dell’ambiente familiare.